Slovenia: il piano del governo per salvare le api
La Slovenia è diventata un vero e proprio modello per tutto in mondo in tema di salvaguardia delle api. Visto il disastro generalizzato nel resto del mondo in materia, replicare il “modello Slovenia” potrebbe essere una soluzione ottima per salvare le api. Ma vediamo meglio di cosa si tratta.
Il modello Slovenia per la salvaguardia delle api
Se c’è un Paese che sta veramente cambiando il destino del mondo per quanto riguarda la salvaguardia delle api è la Slovenia. La sua situazione è talmente positiva che da molte parti si studia il modello sloveno, anche con esperienze sul campo, e si cerca di mettere a punto piani nazionali che possano ottenere gli stessi risultati con un unico obietti: salvare le api.
Ad oggi in Slovenia ci sono più di 10 mila apicoltori, ovvero 5 ogni mille abitanti. Ma c’è di più. Ecco il piano che la Slovenia ha messo in atto per salvare le api
Le azioni per salvare le api
1. Nel 2002 il governo ha dichiarato la specie locale, l’ape della Carnica , specie protetta, e ha vietato l’introduzione di altre specie provenienti dall’estero, se non dietro strettissimi controlli. Ciò ha avuto immediate ripercussioni sulla sensibilità dei cittadini e sul benessere delle api.
2. Negli anni seguenti, con l’intento di incoraggiare la diffusione di alveari sui tetti, nei giardini e dovunque vi fossero le giuste condizioni, le autorità hanno istituito corsi gratuiti per apicoltori, in modo che gli aspiranti tali fossero in grado di allevare correttamente le api e riconoscere tempestivamente infezioni.
3. Per contenere parassiti e infezioni, il governo ha deciso di distribuire gratuitamente i farmaci, qualora necessari, e di dare vita a un fondo specifico per rimborsare chi ha perso l’alveare a causa di una malattia.
4. Anche se in Slovenia il Colony Collapse Disorder, la complessa sindrome multifattoriale che causa la morte degli alveari, è quasi sconosciuta, non lo sono una delle cause, ovvero i pesticidi e i fitofarmaci usati in agricoltura. Per questo il governo, dopo la morte di alcuni alveari avvenuta nel 2011, ha vietato numerosi pesticidi potenzialmente pericolosi, soprattutto della famiglia dei neonicotinoidi.
5. Per far sì che la legge e i numerosi regolamenti specifici siano rispettati, ha istituito squadre di ispettori specializzati e stabilito multe e sanzioni.
6. L’allevamento di api, inoltre, non riguarda solo le campagne, ma anche città come la capitale Lubiana. Per favorire le api urbane e i loro allevatori, il governo ha approvato una specifica legge che impone ai residenti di insediare solo specie vegetali che producano nettare come il castagno, i girasoli, le erbe aromatiche e così via.
7. Per evitare che vi siano apiari privati troppo grandi e, viceversa, favorire la nascita di molti piccoli alveari diffusi, una norma impone che apiario non possa avere più di 10 casette, e che ciascuno sia a un raggio di 400 metri di distanza dal successivo.
8. Nel perimetro delle città, inoltre, sono vietati erbicidi e pesticidi, fatto che comporta più spese e la necessità di estirpare meccanicamente molte erbe infestanti, ma che ripaga con la buona salute delle api.
9. Poiché la situazione delle api slovene è ormai nota in tutto il mondo, il Paese incoraggia poi l’apiturismo, ovvero visite guidate ad apiari e aziende di lavorazione, organizza corsi per stranieri e promuove iniziative legate alla storia millenaria del rapporto tra uomo e api.
10. È infine importante la consapevolezza della popolazione: per questo il governo organizza e paga corsi in almeno 200 scuole, per far sì che le api slovene stiano bene anche in futuro.
Come dimostra tutto ciò, lo sforzo per proteggere le api, che solo in Italia sostiene un mercato da 2 milioni di euro l’anno, deve essere corale, poliedrico e promosso a ogni livello dalle autorità statali, affinché tutta la popolazione ne faccia parte.